Senza fissa dimora a Roma. La strada come luogo di speranza. Si salva il mondo salvando un uomo alla volta.
L'Ospizio Apostolico San Michele
L'imponente fabbricato di San Michele che costeggia il primo tratto del Tevere appena varcata la antica Porta Portuensis, accoglieva, ancora nel secolo scorso, le imbarcazioni in arrivo al Porto di Ripa Grande costituendo un unicum nel panorama architettonico romano, sia per le non comuni dimensioni ( ricopre una superficie di quasi 3 ettari ) sia per la destinazione d'uso.
Accogliendo il modello francese della beneficenza istituzionalizzata, il pontificato di Innocenzo XII ( 1691 - 1700 ) aveva avviato un programma di assistenza e controllo nei confronti delle realtà disagiate, sempre più numerose a Roma; un progetto che aveva avuto il il suo epilogo con l'emanazione, nel 1693, della bolla pontificia " Ad exercitium pietatis " a sancire la creazione di un unico Ente assistenziale denominato OSPIZIO APOSTOLICO.
L'Istituto di San Michele a Ripa, costruito qualche anno prima da mons. Tommaso Odescalchi, era costituito a quel tempo da un più modesto edificio che si sviluppava attorno all'attuale cortile dei ragazzi, con il fronte principale rivolto verso il Tevere. Il fabbricato, già in origine destinato alla custodia degli orfani, diviene, a seguito del provvedimento pontificio, l'unica struttura in Roma preposta all'assistenza infantile, ma nel tempo, grazie ad una posizione geograficamente ottimale, avrebbe assunto il ruolo di sede deputata istituzionalmente a raccogliere tuttele comunità di bisognosi, costituite oltre che agli orfani appunto, dalle zitelle e dai vecchi a cui si aggiungono anche funzioni di Istituto detentivo per le donne e per i ragazzi discoli.
Il provvedimento non si limitava a prevedere l'accoglienza dei poveri, ma ne ordinava l'impiego in attività produttive che fornissero benefici per se stessi e per la struttura che gli accoglieva ... - continua -
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